La banda musicale nel 1920 


 
  La "Musica" di Ribolla, ottant’anni fa. 

Dal buio dell’anno 1920 riaffiora, prigioniera per sempre di un rettangolo di cartone, l’immagine di una banda musicale della Ribolla di allora. Non tutti i volti delle persone che vi sono ritratte sfilano nel ricordo. Furono i padri, alcuni addirittura i nonni, di tutti noi che oggi, essendo a nostra volta alquanto in là con gli anni, rischiamo di sentirci quasi spaesati fra i vivi, dopo che tanti dei nostri coetanei sono già "andati avanti". 
Q
uesti trenta "musicanti" si misero in posa, quel giorno che possiamo immaginare di festa, nella piazzetta di fianco alle Centurie, dalla parte dell’ Ufficio postale. Il giovane che, unico fra tutti, sta di profilo, aveva lo sguardo rivolto verso l’attuale campo sportivo, e dava le spalle al vecchio ambulatorio della miniera. Davanti a tutti c’era un’aula delle scuole, nella quale moltissimi bambini del paese frequentarono la quinta classe elementare con la maestra Egizia Fabiani. Sotto l’arco che si vede a sinistra, qualche tempo più tardi Amos Radi, montemassino, avrebbe riparato le biciclette di tutti gli abitanti del circondario. Da chi era formata la "Musica" di Ribolla, in quel remoto1920? Lo disse, sessantacinque anni dopo, il ragazzino seduto al centro di coloro che occupano la panca più bassa. Invitato ad assegnare un nome ad ognuno dei suonatori, manifestando solo qualche comprensibile vuoto di memoria, mio zio Ugo Regoli si espresse pressappoco così:

"Nella prima fila in alto, il primo da sinistra è un certo Taschi, poi c’è il Drudi, il terzo e il quarto non me li ricordo; il quinto è Ivo Micheli, e poi vengono Umberto Iori, Alfredo Menconi, e un tal Grandi, cognato di Lottino Lotti, l’autista della Direzione e marito della maestra Pierina. 

Nella seconda fila, il primo è un tale di Monterotondo di cui non ricordo il nome; il secondo è il Guidi, e anche il terzo l’ho dimenticato. Il quarto è Ovidio Radi, naturalmente di profilo. Dopo ci sono il Giacomelli, Ulisse Paggetti, Alfio Picchianti che era uno dei figlioli del maestro di musica, e Cecco Cillerai
 I
n terza fila ci sono Alcide Menconi, Lenzino Lenzi, il capo banda Ulisse Mattafirri che era anche il capofficina, il maestro di musica Picchianti, Ezio Boni marito di un'altra maestra, poi un altro figliolo del maestro Picchianti, Aleandro Lotti e Alimburgo Prati. Si, proprio Alimburgo. In piedi accanto ad Alimburgo c’è Terzo Niccolaini, il fornaio, babbo di Enzo. Nell’ultima fila si vedono Alvaro Picchianti, terzo figliolo del maestro di musica, Bisio Baldanzi, io e Valentino Valenti. L’ultimo è Francesco Cubadda, genero di Fregafumo."

Così parlò, ormai ottantenne, quel ragazzino. Purtroppo non disse chi era Fregafumo. E temo proprio che non potremo più saperlo. Come del resto non sapremo mai chi fu quella donna che, alla finestra, mostrando del suo corpo appena una piccola parte, lascia immaginare, tra il davanzale e il limite superiore della foto, un bambino stretto fra le braccia, mentre per ciò che rimase al di fuori del vecchio cartone possiamo solo tentare di costruircene un volto, inventandolo magari bello, e far finta di udire il suono di una breve frase sorrisa all’indirizzo dei silenziosi musicanti, immobili in attesa dello scatto. 

 Concessione foto e commento: Vilmo Radi.

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