Giugno 2001: Intervista a Florido Rosati

 

 

La direzione Padroni.

Il disagio maggiore lo portò la direzione Padroni; inventò tutte quelle cose a dispetto degli operai.
Prima facevi le tracce, andavi ai banchi, levavi il carbone e ributtavi la terra. Il terreno si abbassava; se levavi 20 vagoni di carbone ne potevi rimettere 12 o 13 di terra, non di più.
Poi tutto veniva bagnato e diventava come cemento.
Lui invece impose discendenti con riempimento per frana e tutti i lavori erano fatti ad aerazione sussidiaria, a fondo cieco con ventole.
Se partiva un fornello rimanevi chiuso. I fornelli erano quei buchi nella terra che si scavavano da sotto in su; si faceva il piombo partendo dal letto e si arrivava al tetto e quando si trovava materiale duro si dovevano fare i buchi. Si copriva la parte dove si passava e si lasciava aperta la parte di “buttaggio”, cioè si creava un passaggio per i minatori ed un buttaggio per il carbone.
Una volta fatto il passaggio si introducevano le tubature dell'aria di 30 cm di diametro, quella dell'aria compressa e quella dell'acqua, finché c'è stata acqua e non è stata sostituita con il fango.
Si faceva un pianetto di tavole e poi si facevano brillare le mine; si mandava via il fumo, più velocemente possibile per evitare le multe fatte quando i vagoni erano pochi.
Poi si faceva il “disgaggio”, cioè si toglievano i blocchi di carbone che rimanevano attaccati dopo la sparata e si gettava tutto nel buttaggio.
Altre volte lo scarbonamento avveniva per camere. Il banco era spaccato nel mezzo e le camere erano scavate dalle parti. Dopo venivano messi i “marcia avanti”, fatti di legno di castagno, poi seguiva uno strato di fastellini, una rete. Dopo si disarmava e si faceva franare la terra, con il fango si bagnava tutto.
Esaurita quella spianata si scendeva di sotto, si faceva la prima trancia e poi le camere laterali. Poi ancora si faceva venire giù la terra per franamento. Capite cosa rimaneva in quei vuoti senza aria in una miniera con il grisou?
Dopo il 5 maggio obbligarono il giro d'aria; il lavoro però rimase uguale.
Poi ci fecero fare anche i “taglioni”, i tagli inclinati.
Si partiva dal tetto e si prendevano 2,50 metri di altezza per 3 metri di larghezza e si andava avanti con il legname. 3 metri di larghezza.... chi non conosce la miniera non può sapere la pressione che si crea...
Con questo sistema mandavamo 30, 35 vagoncini ed erano pochi; 40... pochi...; arrivammo fino a 120 vagoni ed erano pochi comunque.
Poi portarono una sabbiatrice, con una lama di 1,20 m che entrava rasente al banco di carbone e lo tagliava sotto, poi venivano fatte scoppiare le mine.
Ci portavano cappelli e butte di ferro, roba di 130, 140 chili e in due dovevamo alzarle ed agganciarle... roba pazzesca....

Il processo.
Fu una farsa. Venne ad interrogarci il maresciallo dei carabinieri, che poi ha preso anche la pensione per la silicosi. Il maresciallo aveva sentito dire che a Ribolla c'era la miniera, era totalmente fuori dalle questioni tecniche.
Al Tacconi furono fatte tante offerte dalla Montecatini perché ritrattasse i discorso sul maialino d'india per misurare l'ossido di carbonio. Lo chiamarono, gli offrirono la liquidazione, un posto da guardia, ma lui rifiutò.
Dal 52 al 54, periodo Padroni, dettero un maialino d'india in dotazione ad ogni compagnia di avanzamento, dentro una gabbietta. Gli davamo da mangiare.
Secondo la teoria Padroni quando per mancanza di ossigeno o per eccesso di ossido di carbonio il maialino moriva, noi che avevamo un fisico più robusto, potevamo scappare e metterci in salvo. Però lui non teneva conto che il maialino era fermo mentre noi lavoravamo con fatica.
Se poi ti moriva il maialino, oltre a fartelo ripagare ti mandavano in galera! Laggiù c'era anche da guardare il maiale!
Andammo tutti su con l'intenzione di parlare ma il giudice disse che ognuno doveva solo confermare quello che aveva già dichiarato al maresciallo, che era totalmente incompetente in fatto di miniere, senza aggiungere altro.
Rischiai l'arresto per le mie proteste.
A dominare la scena del processo c'era l'ing. Seguiti, che era stato il direttore del distretto minerario e che aveva concesso quelle porcherie a Padroni; il Marcon, non faceva mistero di essere un uomo di destra e tutti i suoi comportamenti connotavano la sua arroganza politica con disprezzo del genere umano; l'ing. Baseggio, che secondo me era il più incolore del branco, prese anche una bella tavolata in testa quando volò via il tetto del pozzino Camorra. Con lui dopo la ripresa del lavoro abbiamo riparlato da persone civili, da amici.

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