Vicende umane
Una storia degli anni 20
Per quasi tutti gli operai esisteva il problema del passaggio dalla vita agreste al lavoro massacrante della miniera.
Come esempio emblematico si riporta la triste vicenda di un giovane deceduto per un incidente occorso sul lavoro.
Ciò comportava vivere in un caldo infernale, umido, in mezzo alla polvere ed ai molti rischi, tra cui quello dello scoppio del grisou e delle improvvise inondazioni d'acqua.
Così videro svanire i sogni di un futuro migliore lavoratori vecchi e giovani, addirittura giovanissimi, dato che a quattordici, sedici anni, si poteva già lavorare, inizialmente all'esterno e poi all'interno della miniera.
Le sue spoglie riposano nel piccolo cimitero di Tatti.
In una lapide sbiadita con il volto di un giovinetto sorridente e ricciuto si legge:
Mi chiamarono CIANI FERRER
formai il conforto, la gioia, l'amore
della mia desolata famiglia.
A solo 16 anni
il 28 maggio 1926
trovai la morte straziante
nelle miniere di Ribolla.
Deponete fiori sulla mia tomba
e consolate i genitori i fratelli i parenti
che porteranno per sempre nell'animo
il ricordo angoscioso
della mia fine immatura.
Le cronache dell'epoca narrano i particolari di quell'incidente.
A quei tempi i carrelli carichi di carbone venivano trainati da cavalli dalla bocca del pozzo alla zona di raccolta.
Il ritorno, in leggero pendio, a vagoni vuoti, comportava la frenatura nei punti nei quali era possibile raggiungere velocità eccessive.
Il giovane Ferrer era frenatore in quel giorno di forte pioggia.
Normalmente in equilibrio sul gancio di collegamento tra due vagoni, Ferrer scivolò e rimase ferito a morte dalle ruote, che gli danneggiarono irrimediabilmente la gamba destra.
Le cure prestate all'ospedale di Massa Marittima con la successiva amputazione dell' arto, non impedirono il decesso.
Troppo grande fu infatti la quantità di sangue perduto durante il trasporto a Massa, luogo in cui era possibile un intervento chirurgico adeguato alla gravità delle lesioni riportate.
Forse oggi la sua sorte sarebbe stata diversa.
Ferrer lavorava in precedenza come apprendista nella bottega di un falegname di Tatti.
Quando venne a sapere che la Montecatini aveva la possibilità di assumere anche giovani nelle attività minerarie si recò a Ribolla.
Riuscì ad avere un posto di lavoro dipendente, desiderato da molti, anche se come manovale.
Erano trascorsi appena quattro giorni dalla sua assunzione, quando per la mancanza di un'operaio, Ferrer fu destinato alla frenatura dei vagoncini e purtroppo il destino non fu benevolo con lui, mentre svolgeva questo lavoro nel tratto tra S.Feriolo ed il pozzo n°2.
Liberamente tratto dal libro: Enzo Giacomelli, Giulio Giulianelli, Il cuore nero della Maremma, Siena, Il Leccio, 1986