- La storia -
Il Granducato di Toscana
Con l'istituzione del Granducato di Toscana e l'avvento della dinastia dei Lorena iniziò
una vera e propria strategia di riforme: abolizione della dogana dei Paschi, libera
coltivazione della terra e libertà di taglio dei boschi, abolizione dei feudi, abolizione delle
tasse sulla proprietà, avvio della bonifica di vaste zone paludose.
Le riforme leopoldine ebbero inizialmente un maggiore effetto sulle colline circostanti; se
infatti nella pianura grossetana le vaste zone paludose imposero alle riforme tempi lunghi
per sortire effetti, nelle terre collinari e specie nelle comunità più grosse che meglio avevano
sopportato la dominazione cittadina, la crescita demografica e la formazione di una nuova
classe proprietaria furono repentine.
Nel corso degli anni 30 anche il governo Granducale si interessò allo sfruttamento del sottosuolo per assicurarsi un combustibile alternativo al carbone di legna (il cui crescente consumo metteva a rischio le riserve boschive dello stato) e per il desiderio di disporre di un fattore determinante della ricchezza dei paesi industriali.
Con l'arrivo della Montecatini, nel 1924, e del suo dinamico amministratore delegato
Guido Donegani, la miniera di Ribolla divenne una delle principali escavazioni minerarie
in Italia, arrivando ad impiegare migliaia di operai. Liberamente tratto da: Guideri Boldrini -Contributi per una storia dell'antropizzazione del territorio di Roccastrada-
Una nuova impennata si ebbe con la seconda guerra mondiale, malgrado la carenza di
manodopera: nel '42 la produzione fu di 270 mila tonnellate di lignite.
Poi l'armistizio, il passaggio del fronte e le lotte partigiane rallentarono la produzione ma a
guerra finita, per far fronte ai primi anni della ricostruzione e avendo di nuovo
disponibilità di manodopera, la produzione riprese: nel 1947 gli operai erano 3.537.
Ma la riapertura dei mercati portò anche le produzioni estere di carbon fossile (i cui costi
erano decisamente inferiori); l'avvento del petrolio segnò definitivamente le sorti della
miniera: nel 1954 i lavoratori erano 1.207.
Malgrado la sostanziale diminuzione del numero dei lavoratori impiegati nella miniera (
da 2.170 nel '48 a 1.207 nel '54) la produzione rimase inalterata nel corso degli anni,
intorno alle 160/170 mila tonnellate.
Appare evidente come la Montecatini puntasse ad intensificare la produttività anche a
scapito della sicurezza e della manutenzione.